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Kosovo

"Perchè devo essere minoranza nel tuo stato,

se tu puoi esserlo nel mio?"

L. Caracciolo

 

 Il Kosovo, o Kosova com'è chiamato dagli albanesi, è circondato dalle montagne di Serbia, Montenegro ed Albania, ed è la regione che gode per prima dei tepori primaverili mentre i paesi confinanti sono ancora avvolti dalla coltre invernale.

Il Monte Deravica è la cima più alta del Kosovo, il restante territorio è anche per lo più montuoso.
L'itinerario si snoda dal capoluogo Prishtinë/Priština verso sud fino alla zona di Dragash/Dragaš, per poi risalire a nord ovest verso Pejë/Pec e di ritorno a Pristinë/Priština verso nord est.
Il Kosovo, e più in generale i Balcani, sono diventati in questi ultimi anni sinonimo di conflitto e disordine, tanto che si sa poco o nulla di questa realtà geograficamente così vicina a noi, perciò l'intento di questo "viaggio di conoscenza" è quello di avvicinarci con occhi diversi ad una regione ricca di storia, diversità linguistiche e culturali.
La fine recente della guerra e l'attuale assenza di uno status politico nel territorio (sono in corso le trattative internazionali) hanno segnato gravemente il Paese e la sua gente, che oggi vive in condizioni difficili tra povertà diffusa, problemi sociali dovuti a stress e a fattori ambientali (tra i quali l'inquinamento da uranio impoverito) dove le strutture di cura sono spesso in stato di abbandono.
In un contesto dove è urgente un cambiamento e dove i locali vogliono essere autori del proprio sviluppo, si colloca il sostegno di IPSIA con diversi progetti: un programma di microcredito e un piano di formazione nell'ambito dell'agricoltura e del commercio equo e solidale ai fini di una ripresa economica nelle regioni di Dragash/Dragaš e Klinë/Klina, e vari progetti di volontariato internazionale di animazione giovanile estiva ("Terre e Libertà").

La maggioranza della popolazione vive oggi nei centri urbani, anche se conserva forti legami con le tradizioni rurali, ad es. molti uomini producono ancora da sé gli alcolici.

Tra gli abitanti più anziani serpeggia ancora nostalgia per le "sicurezze" del comunismo passato.

Sono ancora tradizionali i ruoli domestici delle donne e degli uomini: le prime gestiscono la casa, cucinano, fanno la spesa mentre gli uomini fumano e si intrattengono nei caffè.

Milioni di ex-iugoslavi lavorano nell'Europa occidentale e molti hanno parenti emigrati definitivamente oltreoceano, in seguito alla disoccupazione generatasi con gli scontri degli anni '90.

Il Kosovo è forse la provincia più religiosa rispetto agli altri territori balcanici. L'alternarsi di islam e ortodossia serba hanno lasciato in eredità diversi edifici pregevoli, tra moschee e monasteri dei quali proponiamo la visita nel nostro viaggio.

 

Interesse prevalente: culturale e naturalistico

Spirito di adattamento: **

DOCUMENTI NECESSARI PER VIAGGIATORI DI NAZIONALITA' ITALIANA
Passaporto in corso di validità. Scadenza almeno 6 mesi dalla data di entrata in Kosovo.

 

VACCINAZIONI

 

CLIMA
il clima è continentale con inverni freddi ed estati calde e asciutte. Le nevicate sono in genere abbondanti.


LINGUE UFFICIALI
Serbo-croato e albanese (sono presenti minoranze parlanti turco e rom)

RELIGIONE
Musulmani (maggioranza), ortodossi e cattolici

MONETA UFFICIALE
Euro

SPECIALITÀ CULINARIE
L'alimento base principale è la carne. Il burek è un pasticcio di pastasfoglia, composto da djath (formaggio), mish (carne) e a volte kupus (cavolo cappuccio), spinaq (spinaci), patatë (patate) generalmente servito con yogurt.

I qevapi sono polpettine di carne alla griglia, la pleskavica invece è un hamburger speziato. Lo stesso tipo di carne macinata cotta alla griglia, assume diversi nomi a seconda della forma o di un eventuale ripieno.

Il musake è composto di melanzane a strati, patate e carne tritata, la sarma è carne tritata e riso avvolti in foglie di verza o alle volte di vite, le dollme perperoni ripieni di carne, la flia è composta da diversi strati di pasta, cotti separatamente (il procedimento dura 4 ore). In molti luoghi è possibili mangiare il qingj (agnello).

Tra i dolci è imperdibile la baklava, sfoglia a strati con miele e noci. Per quanto riguarda le bevande, sono da assaggiare le grappe alla frutta.

Gli stessi abitanti distillano la propria rakija (grappa) personale da uva, prugne (la più diffusa), pere e anche dalle noci. Il caffè viene servito di solito nella versione turca, nero e molto forte.

STORIA DEL KOSOVO
La regione del Kosovo, come tutti i Balcani, è sempre stata una terra in cui si sono incrociate popolazioni differenti.
Anticamente abitata dagli Illiri, i quali vengono riconosciuti come la popolazione da cui discendono gli albanesi, viene prima conquistata dall'impero romano e successivamente diventa parte dell'impero bizantino.
Attorno al 600 si stanziano nel territorio i serbi che dominano la regione fino al 1389.
Il 1389 è una data storica importante in quanto nel 28 giugno di quest'anno, si svolge la battaglia tra le popolazioni cristiane (prevalentemente serbi, ma anche albanesi, bosniaci e croati) contro i turchi. La sconfitta delle popolazioni cristiane permette ai turchi di occupare il territorio.
Il Kosovo rimarrà sotto la dominazione turco ottomana fino al 1913. In questo periodo, gran parte della popolazione albanese si converte dal cristianesimo all'islam.
Dopo la I guerra mondiale il Kosovo, all'interno della Serbia, entra nel Regno dei Serbi Croati e Sloveni.
Nel corso della II guerra mondiale il territorio viene annesso all'Albania, controllata dagli italiani, fino a che, nell'ottobre del 1944 viene liberata e, successivamente ad un accordo tra l'Albania e la Jugoslavia, il Kosovo diventa una provincia all'interno della Serbia.
Nel gioco degli equilibri di Tito, al Kosovo viene riconosciuta (assieme alla Vojvodina) lo status di provincia autonoma, in modo da proteggere la minoranza albanese.

Tale autonomia è rafforzata con la riforma costituzionale del 1974 che da al Kosovo poteri simili a quelli delle altre repubbliche jugoslave.
Dopo la morte di Tito, gli albanesi del Kosovo iniziano a chiedere lo status di repubblica, ma le proteste vengono soffocate dall'esercito serbo.

Permane uno stato di tensione finchè nel 1989, anno del cinquecentenario della battaglia di Kosovo Polije, l'astro nascente della politica serba Milosevic, si dichiara protettore dei serbo-kosovari contro le violenze albanesi.
Da qui inizia il percorso che porterà alla guerra del 1999.
Nel 1990 viene tolta l'autonomia alla provincia ed esautorato il governo locale. Nasce un movimento di pacifica resistenza albanese che vede come leader Ibrahim Rugova e che porta alla creazione di un governo ed istituzioni parallele rispetto a quelle serbe. Questa linea però, viene vissuta da parte della popolazione albanese come troppo rinunciataria e così, alla metà degli anni '90 fa la sua comparsa l'UCK (Esercito per la liberazione del Kosovo).
Dopo alcuni anni di guerriglia, nel 1999 l'esercito serbo entra in Kosovo spingendo centinaia di migliaia di albanesi fuori dalla regione.
Dopo i bombardamenti NATO, i serbi si ritirano. Gli albanesi rientrano determinando l'uscita dalla regione di gran parte della popolazione serba.
Il Kosovo viene dichiarato, con la risoluzione 1244 dell'ONU, provincia serba sotto amministrazione ONU.

L'ONU, con la missione UNMIK (United Nation Mission in Kosovo), avvia un lento processo di stabilizzazione. La NATO, con la missione multinazionale KFOR (Kosovo Force) cerca di garantire la sicurezza.
Sostanzialmente il processo porta alla creazione di nuove strutture politico-amministrative e ad un apparato legislativo che determina una sostanziale autonomia. Lentamente, a partire dal 2002, la popolazione serba che si era allontanata, inizia a rientrare, anche se, nella maggior parte dei casi, vive totalmente isolata da quella albanese e protetta dalla KFOR.
Il processo di ricostruzione socio-economica, pur con gli sforzi degli operatori umanitari e delle istituzioni internazionali, è lento e questo rende difficile sia i processi di rientro dei serbi, che, in generale, una vita normale per tutta la popolazione kosovara.

Questo malcontento, complici alcuni fatti scatenanti, sfocia, nel 2004, in una serie di violenze da parte della popolazione albanese che fa temere una totale regressione della situazione. Fortunatamente l'emergenza rientra subito.
Il 2006 vede la scomparsa di due dei protagonisti della recente storia del Kosovo: Ibrahim Rugova e Slobodan Milosevic.
Nel 2006 si avviano anche i negoziati tra governo kosovaro e governo serbo, con l'intermediazione dell'ONU, per stabilire definitivamente lo status del paese.

Le posizioni sono contrapposte: da una parte gli albanesi kosovari sono disposti ad accettare solamente l'indipendenza, dall'altra i serbi permetterebbero solo un'ampia autonomia e forti garanzie per la popolazione serbo-kosovara. Le discussioni sono ancora in corso.